Manovra, per conferire il Tfr ritorna il silenzio-assenso
Il contribuente dovrà impugnare la decisione dell'azienda entro 60 giorni
L’Inps erogherà il Trattamento di fine rapporto nel caso in cui il lavoratore non contesti la decisione aziendale
Il silenzio-assenso era stato abolito con la manovra del governo Monti. Con la nuova legge di bilancio, ritorna per i Tfr maturati nel 2023, in deroga alla normativa comunitaria
Per i trattamenti di fine rapporto (Tfr) maturati nel 2023, torna il silenzio-assenso in deroga alla normativa comunitaria. Il contribuente dovrà impugnare la decisione dell'azienda entro 60 giorni, altrimenti l'Inps erogherà il Tfr.
E' quanto prevede un emendamento alla manovra approvato dalla commissione Bilancio della Camera. Il silenzio-assenso, introdotto con la manovra del governo Berlusconi del 2003, era stato abolito con la riforma Fornero del 2012. Con la nuova legge di bilancio, ritorna per i Tfr maturati nel 2023.
L'emendamento prevede che "per i trattamenti di fine rapporto maturati nel 2023, l’adesione al Fondo di Tesoreria dello Stato (di cui all’articolo 1, comma 1022, della legge n. 266 del 2005), in deroga all’articolo 8, paragrafo 1, della direttiva 2008/94/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2008, è effettuata mediante silenzio-assenso, previa comunicazione individuale al lavoratore da parte del datore di lavoro e salva diversa volontà espressa dal lavoratore entro sessanta giorni dalla comunicazione".
Se il lavoratore non contesterà la decisione aziendale entro 60 giorni, l'Inps erogherà il Tfr. In caso di mancato accordo tra lavoratore e azienda, il Tfr sarà erogato in busta paga.